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RIASSUNTO
L’articolo esamina lo stato attuale dell’insegnamento del diritto costituzionale canonico. Nei programmi di studio delle Facoltà ecclesiastiche difficilmente trova ingresso questa formalizzazione scientifica, in genere si ricorre alla presentazione della disciplina codiciale come articolazione del Diritto del popolo di Dio. La soluzione bipartita (prevalente) distingue i fedeli dall’autorità ecclesiastica. La soluzione tripartita invece differenzia ulteriormente nell’ambito del governo la dimensione universale dalla dimensione particolare. Altri criteri di differenziazione sono semplici variazioni degli stessi schemi (accentuano il profilo organizzativo o quello strutturale). La canonistica laica è più sensibile alla prospettiva costituzionale ma non è molto specialistica e talora legata al modello ordinamentale positivistico. La carenza principale è allora legata alla confusione dell’oggetto, per eccesso (si ricomprendono ad es. le condizioni canoniche o l’organizzazione ecclesiastica) e per difetto (si trascurano ad es. gli altri enti costituzionali e i principi del sistema), ma soprattutto alla scarsa percezione e penetrazione del principio costituzionale (la graduazione e gerarchia intrinseca della giuridicità canonica). Una prospettiva epistemologicamente consapevole, superando l’ermeneutica meramente esegetica, favorisce una visione d’insieme e organica del sistema con positive ricadute formative e pratiche.
PAROLE CHIAVE
Diritto costituzionale canonico, insegnamento e ratio studiorum del diritto canonico, limiti del metodo esegetico, principio costituzionale, scelte ermeneutico-sistematiche