Numero 1/2023DENARD VESHI, CARLO VENDITTI, RAFFAELE PICARO, KRISTEL HAXHIA Right to property of the Religious Entities in Albania in the Second Half of XXth century: from Banning it to the Right to Restitution and Compensation
Numero 1/2023MATTEO CARRER Roberto Bellarmino, teologo politico o politico teologo? Spunti dalla vicenda dell’interdetto veneziano in polemica con Paolo Sarpi
Riassunto
A quattro secoli dalla loro morte, risulta opportuno approfondire nuovamente la concezione della comunità politica di due grandi pensatori come Paolo Sarpi e Roberto Bellarmino. Si è, infatti, tramandata una visione di Sarpi come assertore della reciproca indipendenza degli ordinamenti statale ed ecclesiastico, e di Bellarmino quale campione della supremazia papale. In realtà, anche il frate servita si pronunciò a favore della derivazione divina dell’autorità dei sovrani, così come di ogni governante. Mentre Bellarmino riconobbe al Pontefice solo una potestas indirecta negli affari temporali e giunse a scrivere che, se “il potere politico emana da Dio, ... dipende dal consenso della moltitudine costituire su di sé un re, un console o un altro magistrato”.
Oltre all’interesse per una corretta ricostruzione del loro pensiero, le riflessioni dei due illustri intellettuali presentano una utilità ancora oggi. Infatti, il moderno diritto costituzionale presuppone il sovrano ma non è in grado di fondarlo, bensì solo di individuarlo. Pertanto, nel definire il collegamento fra il potere costituente dei consociati ed i valori e princìpi da essi presupposti, delineando le modalità ed i limiti dell’esercizio della sovranità, Roberto Bellarmino e Paolo Sarpi – che si contrapposero più sull’esercizio che sul fondamento della sovranità (fondamento che per loro era divino, per noi oggi è umano) – ci possono ancora fornire preziose suggestioni.
Parole chiave
Concezione dello Stato, Paolo Sarpi, Roberto Bellarmino