Numero 2/2023IGNAZIO BARBETTA Recensione a Francesca D’Avino (a cura di), Giustizia. Le nuove sfide. L’aiuto arriva dalla mediazione, Curcio, Roma, 2023, pp. 250
NEWSCITTA’ DEL VATICANO Decreto del Sommo Pontefice Francesco relativo alla pubblicazione di provvedimenti normativi nello Stato della Città del Vaticano
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/migranti-il-piano-ruanda-britannico-e-illegale-corte- suprema
https://lanuovabq.it/it/scandalo-immigrazione-finti-cristiani-per-restare-nel-regno-unito
Recenti fatti di cronaca verificatisi nel Regno Unito hanno generato preoccupazione sul crescente fenomeno delle conversioni, dall’Islam alla fede cristiana, di numerosi immigrati la cui fedina penale risulta, però, macchiata di delitti gravi, quali, spaccio di droga, reati a sfondo sessuale e, perfino, omicidi. Il numero elevato, e la frequenza con cui queste conversioni si sono susseguite, ha suscitato dei sospetti sulla loro autenticità, e indotto il primo ministro britannico a disporre un’indagine specifica volta a verificarne la veridicità. Un caso emblematico di questa delicata situazione è quello di Emaa al-Swealmeen, autore dell’attentato a Liverpool nel 2021, convertitosi nel 2015 al cristianesimo alla fine di un fallimentare percorso di richiesta d’asilo, ma al momento della perquisizione in casa sono stati rinvenuti gli oggetti tipicamente usati nel culto musulmano per la preghiera quotidiana. A questo si aggiungono altri casi simili, anche se meno famosi agli onori della cronaca, come quello del bengalese omicida della consorte, carcerato per 12 anni che si è appellato all’art. 3 della CEDU, o allo stesso Human Rights Act del 1998, che vietano l'espulsione di persone che rischierebbero di subire gravi danni a causa della tortura o di trattamenti inumani o degradanti. Il punto della questione è, secondo le autorità inglesi, la necessità di verificare l’attendibilità dei percorsi di conversione, al fine di evitare che in nome di un diritto umano, o di più diritti umani che si presumono violati, si compia un abuso fondato su una falsa testimonianza, che pregiudica i diritti di chi richiede asilo per motivi umanitari non ricorrendo ad escamotage eticamente e giuridicamente discutibili. Certamente bisogna distinguere casi in cui ci si limita a dichiarare una semplice volontà di mutare la propria fede religiosa, magari accompagnata da pratiche di culto, o come in un caso dal tatuaggio di simboli religiosi cristiani sulla pelle, ma senza che vi sia stato un passaggio ufficiale. Il battesimo, infatti, rappresenta il titolo giuridico, oltre che spirituale, per potersi dichiarare ufficialmente cattolici, ma è considerato titolo di ingresso anche per le altre comunità cristiane. Il problema che si sono poste le autorità inglesi si fonda sulla velocità dei percorsi di conversione e sulla presunta facilità con cui certi pastori di chiese cristiane organizzino addirittura cerimonie battesimali full immersion, senza ulteriori prove di fedeltà. Ed è su questo punto necessario riflettere, sull’intromissione dell’autorità secolare nelle attività proprie del ministero ecclesiale, una sorta di giurisdizionalismo rivisitato in chiave contemporanea, ma anche sulla difficoltà di sindacare i moti dell’anima sottoposti al giudizio del foro interno. D’altra parte questo fenomeno suscita dubbi e critiche anche all’interno del mondo cristiano, in quanto consentire un imponente flusso di conversioni, apparentemente senza l’effettivo elemento di una reale e duratura adesione spirituale dei soggetti, danneggerebbe l’obiettivo di incentivare la vera evangelizzazione, che non può certo fondarsi su un dato esclusivamente numerico. Una voce a favore è quella del Vescovo cattolico Paul McAleenan, portavoce in materia di migrazione per la Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, che commenta positivamente la decisione del 16 novembre 2023 della Corte Suprema inglese di vietare la deportazione in Rwanda dei richiedenti asilo respinti ai sensi dell’Illegal Migration Act, che rischierebbero il rimpatrio nei loro paesi e, quasi sicure, violazioni dei diritti umani fondamentali e perfino il rischio di vita in questi luoghi. L’alto prelato elogia il lavoro della charities cattoliche a favore della tutela della persona umana, ma il governo inglese intende controllare quest’attività alludendo al fatto che siano proprio questi organismi a suggerire la soluzione delle veloci conversioni al cristianesimo, per aggirare i divieti della politica britannica restrittiva di Rishi Sunak in tema di migrazione. Contraria alla rigidità del governo di Londra anche la chiesa di Scozia, che ricorda essere una componente della missione cristiana quella di dare accoglienza ai rifugiati provenienti da paesi in cui non vengono rispettati i fondamentali diritti umani, e le persone subiscono gravi discriminazioni per motivi politici o religiosi. V’è però da sottolineare che tollerare un flusso di conversioni, non attendibili o non stabili nel tempo, quindi verosimilmente scelte per eludere la legge, potrebbe rappresentare ugualmente motivo di discriminazione, favorendo gli immigrati che scelgono la fede cristiana, piuttosto che quelli che rimangono fedeli al loro credo di provenienza e rivendicano, semplicemente, diritto di asilo solo per motivi politici o umanitari.
Cristiana Maria Pettinato