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Nella seconda settimana di dicembre, sui media francesi ed internazionali è apparsa la notizia di una stretta del governo francese sulle scuole islamiche con uno stop ai fondi per i licei musulmani. L’informazione, degna di approfondimento, si riferisce ad una più articolata vicenda che riguarda più in generale il rapporto tra la concezione assimilazionista del principio di laicità declinato in Francia ed il conseguente atteggiamento statale nei confronti della dimensione religiosa negli spazi pubblici, segnatamente, in riferimento alla religione musulmana.
I fatti riportati dalla cronaca riguardano in particolare il liceo Averroès di Lille, la cui offerta formativa comprende, oltre alle ordinarie materie curriculari del programma scolastico francese, anche le materie islamiche quali l’insegnamento della religione musulmana e corsi di lingua araba. Questa scuola paritaria, aperto nel 2003 e che dal 2008 accede a finanziamenti statali, con i suoi 800 studenti, rappresenta il più grande istituto di istruzione privata a carattere religioso del paese. Il liceo è situato nella Prefettura Nord, ai confini del Belgio, in una regione caratterizzata da un’elevata densità di popolazione musulmana, residente nello Stato dell’Europa occidentale con la più altra presenza di musulmani, con stime di accreditati istituti demografici che rasentano il 10% della popolazione totale (Pew Research Center).
Va evidenziato che accedere ad un contratto con lo Stato da parte degli istituti di insegnamento privati, come è appunto avvenuto per l’istituto Averroès, significa ottenere vantaggi soprattutto di ordine finanziario. Difatti, lo stipendio degli insegnanti, selezionati in base a concorsi nazionali analoghi a quelli dei colleghi che insegnano nel settore pubblico, è interamente a carico del ministero dell’istruzione, mentre alle amministrazioni locali è demandata la gestione e la manutenzione degli edifici scolastici. Di contro, le direzioni degli istituti di istruzione devono rispettare i programmi statali e il calendario scolastico stabiliti a livello centrale e devono seguire le direttive ministeriali.
In questo scenario complesso, si colloca un’ispezione ministeriale al liceo Averroès, che ad inizio anno scolastico 23/24 ha riscontrato alcune irregolarità didattiche, amministrative e finanziarie, quali l’adozione di testi di stampo estremista, operazioni di finanziamento poco trasparenti se non illecite ed alcune irregolarità gestionali, segnalando oltretutto che i contenti pedagogici dell’istituto non rispecchiano i valori repubblicani. Invero, il liceo aveva già avuto un contenzioso con l’amministrazione nel corso del 2019, dopo che era stata bloccata l’erogazione dei sussidi a causa di operazioni finanziarie poco trasparenti con dei fondi qatarioti, situazione poi sbloccata dalla magistratura amministrativa. Dunque, in base alla relazione della commissione, che ha suggerito a larga maggioranza (con il placet di 16 membri e l’astensione di 9) di porre termine all’accordo, il Prefetto ha deciso di risolvere il contratto chiudendo anche la linea di credito.
L’ispezione, vista da alcuni come una semplice routine, è stata da altri ritenuta espressione di una particolare volontà destruens,
Va infatti notato che la consistenza degli istituti privati musulmani sotto contratto di pariteticità statale è esigua, con 4 scuole e complessivamente 74 insegnanti rispetto ai circa 9000 istituti cattolici e 130 scuole ebraiche paritetici contrattualizzati dallo Stato. Ciononostante, questa realtà poco consistente risulta invero particolarmente problematica.
Com’è noto, in Francia il rapporto con l’Islam e con i musulmani risulta un ambito sensibile, anche in virtù della caratterizzazione nazionale “de combat” della laicità, che vuole la neutralizzazione degli spazi comuni attraverso una invisibilità della religione nella dimensione pubblica, che viene ciclicamente scandito da esercizi di forza e da conseguenti polemiche e proteste, specialmente per quel che riguarda l’ostentazione di simboli religiosi. A questo clima particolarmente pesante, in effetti, non si sottrae il segmento dell’insegnamento, come chiaramente indica la vicenda del liceo Averroès, settore già più volte attenzionato in ragione dell’opera di dissuasione dall’indossare i veli “islamici”, ed in particolare dal divieto di abaya e di qamis introdotto ad inizio anno scolastico 23/24 da una circolare ministeriale, confermata poi dal consiglio di Stato.
Vasco Fronzoni