COLLANA “DIRITTO E RELIGIONI”MARIA D’ARIENZO Pluralismo religioso e dialogo interculturale. L’inclusione giuridica delle diversità
COLLANA “DIRITTO E RELIGIONI”FABIANO DI PRIMA Dinamiche d’integrazione dell’ordinamento civile, diritto canonico e libertà del credente (ripartendo da F. Scaduto e P.S. Mancini)
L’analisi del pluralismo religioso nel mondo dello sport, attraverso il richiamo alle differenti fattispecie in cui lo stesso si manifesta, consente di enucleare due ordini di considerazioni generali. In primo luogo, è possibile asserire che lo sport viene vissuto, oltre che come mezzo educativo e di formazione dell’individuo, anche quale strumento attraverso cui testimoniare il credo religioso di appartenenza. Se improntato ai principi di lealtà, di non discriminazione e di non violenza, lo sport concorre alla piena affermazione e crescita dell’identità personale. D’altra parte, le religioni, attraverso il dialogo e la condivisione del linguaggio universale dello sport, appaiono favorire un senso comune di appartenenza e di partecipazione per l’affermarsi di uno sport che sia occasione per avviare quei processi di cambiamento essenziali ai fini della costruzione di una società effettivamente inclusiva In second’ordine si può constatare come la tendenziale ‘neutralità’ del sistema sportivo rispetto al fenomeno religioso possa implicare spesso la mancata predisposizione di clausole contrattuali, statutarie o regolamentari che tengano adeguatamente conto dell’identità specifica dell’atleta. Non meno problematica si prospetta la tutela giurisdizionale dei diritti e delle libertà fondamentali dell’atleta. La complessa articolazione del sistema di giustizia sportiva, infatti, appare lasciare irrisolte le questioni di tutela dell’identità religiosa dell’atleta. Di non facile soluzione si prospetta, pertanto, l’individuazione di adeguate risposte alle diverse istanze identitarie. Per quanto lungo ed incerto, tuttavia, tale percorso di ricerca appare necessario al fine di assicurare una effettiva tutela delle diversità nello sport. L’autonomia normativa e giurisdizionale dell’ordinamento sportivo, infatti, non può non rapportarsi con l’esigenza tanto di tutelare le identità specifiche degli atleti quanto di non ignorare le religioni professate o di privilegiarne una a scapito delle altre. Soltanto in questa direzione, può essere assicurata una partecipazione allo sport che consenta all’“atleta-fedele” di esprimere o meno la propria appartenenza religiosa senza che tale scelta possa ledere l’adesione al sistema sportivo ovvero implicare compressioni della libertà religiosa.