Numero 1/2025Giurisprudenza e legislazione internazionale
NEWSGERMANIA Ancora sui crocifissi a scuola, bypassata la ‘sentenza Lautsi’ della Grande Chambre CEDU (Stefano Testa Bappenheim)
(20 luglio 2025)
Con la Dichiarazione conciliare “Nostra aetate” del 28 ottobre 1965, la Chiesa cattolica ha avviato un percorso di profonda rimeditazione del suo rapporto con le altre fedi religiose. Di fronte alla trasformazione della società, sempre più globalizzata e interconnessa, i Padri conciliari hanno sottolineato l’importanza di promuovere l’unità e la fraternità tra i popoli, tutti accumunati dalla comune origine in Dio, da un destino condiviso e dalle domande esistenziali che attraversano ogni epoca e cultura.
La Dichiarazione, in particolare, apriva al dialogo, alla collaborazione e al rispetto reciproco nei confronti dei musulmani e degli ebrei, di cui espressamente evidenziava la profonda radice comune. Nessuna discriminazione o persecuzione, pertanto, poteva essere giustificata in nome della religione. Anzi, è compito delle religioni, e in particolare della Chiesa cattolica, impegnarsi per la riconciliazione e la pace tra tutti i popoli.
A distanza di sessant’anni, l’invito contenuto nella Dichiarazione riecheggia nell’azione di dialogo interreligioso condotta da Papa Francesco sulla scia dei Suoi predecessori, culminata, per quanto concerne i rapporti con l’Islam, con la sottoscrizione degli accordi, entrambi siglati nel 2019, di Abu-Dhabi - Dichiarazione sulla “Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune”[1] siglata con il grande Imam della moschea di Al-Ahzar Ahmad Al-Tayyb – e di Rabat - Dichiarazione su Gerusalemme come “città delle tre religioni monoteiste”[2] -, sottoscritto da Sua Santità Papa Francesco e dal Re del Marocco Muhammad VI, “comandante dei credenti e protettore dei credenti delle altre religioni”.
Durante il viaggio di ritorno da Rabat, Papa Francesco ha espresso soddisfazione per i risultati dei suoi incontri negli Emirati Arabi Uniti e in Marocco. Ha parlato della pace, dell’unità e della fraternità come valori centrali, sottolineando i gesti concreti di dialogo interreligioso, come la firma del Documento di Abu Dhabi e l’Appello congiunto su Gerusalemme.
Ha definito questi eventi come “fiori promettenti”[3] che, pur non essendo ancora frutti, tracciano un cammino positivo. Ha messo in guardia contro gli integralismi religiosi presenti in tutte le fedi, che rifiutano il dialogo e alimentano la paura. Al contrario, ha esortato a seminare speranza e costruire ponti, non muri, perché chi costruisce muri finisce per esserne poi prigioniero. Ha ribadito, inoltre, che il dialogo non deve essere astratto o teorico (“di laboratorio”), ma umano, vissuto con la mente, il cuore e le mani. Ha lodato l’apertura e la disponibilità al dialogo dei leader religiosi marocchini, incoraggiando a proseguire su questa strada di fraternità[4].
L’azione del Pontificato di Francesco non si è indirizzata solo all’implementazione del rapporto con il mondo religioso musulmano, ma si è rivolta anche al Medio Oriente, culla delle tre religioni monoteiste, e in particolare alla Palestina, ritenuta una terra da custodire e da proteggere, indipendentemente dal credo degli abitanti.
Nel corso del suo pellegrinaggio in Terra Santa, compiuto in occasione del 50° anniversario dello storico incontro a Gerusalemme tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, Papa Francesco ha tenuto un discorso durante l’incontro con le autorità palestinesi a Betlemme, il 25 maggio 2014[5]; ha espresso gratitudine per l’accoglienza ricevuta e ha ricordato che si trovava nel luogo santo della nascita di Gesù, il Principe della Pace. Ha denunciato le gravi sofferenze provocate dal conflitto israelo-palestinese, sottolineando l’urgenza di porre fine a una situazione diventata sempre più inaccettabile.
Ha esortato tutte le parti coinvolte a raddoppiare gli sforzi per costruire una pace stabile, fondata sulla giustizia, sul riconoscimento reciproco e sulla sicurezza condivisa, sostenendo il diritto di entrambi gli Stati a esistere entro confini riconosciuti a livello internazionale.
Ha ribadito l'importanza di evitare azioni contraddittorie rispetto alla volontà di pace, invitando a percorrere la via della riconciliazione anche a costo di qualche rinuncia. Solo così, afferma il Pontefice, si potranno affrontare altri problemi e promuovere uno sviluppo equilibrato nella regione.
Il Papa ha poi elogiato il contributo della comunità cristiana palestinese, che condivide la vita del popolo e partecipa al bene comune, sottolineando il valore della libertà religiosa come base per una convivenza pacifica tra culture e religioni diverse.
Infine, ha lodato il presidente Abbas per il suo impegno per la pace e ha auspicato che le buone relazioni tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina potessero rafforzarsi ulteriormente (come poi è avvenuto successivamente anche tramite il riconoscimento dello Stato di Palestina) e ha concluso invocando la benedizione di Dio e augurando che le “spade si trasformino in aratri”[6] affinché la Terra Santa possa rifiorire nella pace.
Il successivo 26 giugno 2015 Papa Francesco, con la Firma dell’Accordo globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nel 2015. Nel Preambolo dell’Accordo, entrato in vigore il 2 gennaio 2016, si riconosce espressamente il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e si invoca una possibile soluzione fondata sulla coesistenza dei due stati imperniati sulla centralità di Gerusalemme non solo come simbolo, ma anche come luogo sacro per ebrei, cristiani e musulmani, con un valore culturale e religioso universale.
Nell’Accordo, pertanto, si riconosce il valore del pluralismo e della pacifica convivenza tra i diversi credi religiosi, sin a partire dalla valorizzazione della presenza cattolica in Palestina. Le religioni, infatti, possono contribuire a trasformare i Luoghi Santi da monumenti del passato a spazi attivi di spiritualità, di servizio alla persona e di costruzione del bene comune, non sono semplici “pietre”, ma simboli viventi di identità, coesione e regolazione della vita comunitaria.
In questo orizzonte si collocano le previsioni dell’Accordo, a partire da quanto stabilito nel Capitolo III, dove viene riconosciuta alla Chiesa cattolica personalità giuridica e diritto di autorganizzazione. Si salvaguardano l’autonomia del suo ordinamento interno, la libertà di nomina agli uffici ecclesiastici e l’esenzione dei chierici da obblighi personali, incluso il servizio militare. Inoltre, l’ordinamento palestinese conferma la competenza dei tribunali ecclesiastici nell’esercizio della giurisdizione in alcune materie. Tali materie, come specificato nel Capitolo IV, comprendono aspetti fondamentali della vita personale come il matrimonio, la filiazione e l’adozione, secondo quanto previsto dallo statuto personale dei cristiani in Terra Santa.
Nel Capitolo V, l’Accordo affronta il tema dei Luoghi Santi, disciplinandone il regime giuridico e precisandone natura e tipologia. Viene affermato il principio secondo cui il concetto di santità, da cui derivano i diritti religiosi, costituisce fonte di obbligazione per le autorità civili, chiamate a rispettare, su tali luoghi, l’autorità e la giurisdizione canonica della Chiesa cattolica, salvo eventuali interventi coordinati. Questo si lega strettamente al principio di autonomia confessionale e al diritto di libertà religiosa, da cui discende l’esigenza di garantire adeguata tutela ai pellegrinaggi.
Il Capitolo VI riconosce il diritto della Chiesa di operare nei settori educativo, sociale, assistenziale e della comunicazione, disciplinandone i rapporti con l’ordinamento statale. È prevista inoltre la libertà di ricevere fondi ed è riconosciuta autonomia gestionale riguardo al funzionamento delle sue istituzioni e alla scelta del personale.
Il Capitolo VII è interamente dedicato alle proprietà ecclesiastiche e al regime fiscale loro applicabile. In questo contesto si prevede un’impostazione ispirata a criteri funzionali di non imponibilità, che dovrà però essere oggetto di ulteriori negoziati e intese per armonizzarsi con la normativa e le condizioni locali.
L’Accordo si propone, in definitiva, come uno strumento in grado di contribuire alla costruzione di una pace stabile e giusta, che, secondo gli stipulanti, potrà realizzarsi solo attraverso un’intesa diretta tra le autorità israeliane e palestinesi. La Santa Sede, sul punto, ribadisce la propria volontà di sostenere il dialogo e la pace in Terra Santa attraverso la sua missione educativa, spirituale e morale, rimanendo tuttavia estranea alle contese politiche o territoriali, a meno che non venga espressamente richiesta la sua mediazione da entrambe le parti o da organismi internazionali, secondo quanto affermato nell’articolo 2, paragrafo 2 dell’Accordo, che utilizza e amplia la formula già prevista dall’art. 24 del Trattato Lateranense[7].
Dall’inizio del conflitto sulla striscia di Gaza del 7 ottobre 2023 Sua Santità Papa Francesco ha espresso in più occasioni la sua più viva preoccupazione per gli avvenimenti sul campo, richiamando all’attenzione umanitaria e al rispetto dei diritti umani, al punto da spingersi, prima della Sua scomparsa, ad interrogare la pubblica opinione mondiale sulla possibilità di considerare l’azione dello Stato d’Israele come un “genocidio in corso”[8].
Sulla scia di Sua Santità Papa Francesco, anche Papa Leone XIV nelle ultime settimane più volte ha invocato la fine delle ostilità sulla martoriata striscia di Gaza, piccolo fazzoletto di terra e oggi campo di battaglia, tra il gruppo militare di Hamas che detiene il controllo de facto di quel territorio e lo Stato di Israele che, anche contro le risoluzioni dell’Onu[9], persegue nell’occupazione di quei territori indicati nei Testi Sacri[10] come appartenenti ai discendenti di Isacco[11].
L’attenzione della Santa Sede per il conflitto israelo-palestinesi è stata ulteriormente accresciuta dal recente attacco missilistico israeliano alla Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, che ha causato vittime e feriti. Nell’ultimo Angelus del 20 luglio 2025[12] Papa Leone XIV ha ricordato le vittime dell’attacco menzionandone i nomi di Battesimo, dando così loro un’identità e non lasciandoli meri numeri da conteggiare tra le ormai migliaia di vittime dall’inizio di questa atroce guerra. Nel conflitto la stessa religione è strumentalizzata, sebbene i valori comuni delle religioni abramitiche, contenuti nella Torah, nel Vangelo e nel Corano, consistono nella misericordia, nella giustizia e nell’amore per il prossimo.
Si auspica, pertanto, che gli uomini “di buona volontà” possano esercitare una pressione sui leader politici affinché cessi un conflitto che, a dispetto dei valori di fratellanza e giustizia tra i popoli propugnati dalle confessioni religiose, conduce soltanto a distruzione e allo sradicamento del popolo palestinese dalla sua terra.
Marco Spina
[1] La Dichiarazione sulla “Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune” è consultabile all’indirizzohttps://www.vatican.va/content/francesco/it/travels/2019/outside/documents/papa-francesco_20190204_documento-fratellanza-umana.html
[2] La Dichiarazione di Rabat è consultabile all’indirizzo https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/march/documents/papa-francesco_20190330_appello-marocco.html.
[3] Si rinvia all’indirizzo https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/march/documents/papa-francesco_20190331_marocco-voloritorno.html
[4] Ibidem.
[5] Il testo del Discorso è consultabile all’indirizzo https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/papa-francesco_20140525_terra-santa-autorita-palestinesi.html.
[6] Ibidem.
[7] Cfr. Vincenzo Buonomo, Un Accordo per contribuire alla pace, in L’Osservatore Romano, 26 giugno 2015, consultabile anche all’indirizzo https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/06/26/0511/01117.html.
[8] Si rinvia all’indirizzo https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2024-11/papa-francesco-indagare-se-a-gaza-e-genocidio-la-stampa-reyes.html.
[9] Sul punto cfr. https://www.amnesty.it/assemblea-generale-onu-israele-deve-cessare-loccupazione-illegale-del-territorio-palestinese/.
[10] Cfr. https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/israele-guerra-e-vendetta-biblica-attenzione-a-non-appiccare-incendi.
[11] Bibbia, Genesi, Cap XVII.
[12] L’Angelus di Papa Leone XIV è consultabile all’indirizzo https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/angelus/2025/documents/20250720-angelus.html